EffimeraMente

Pensieri in continua mutazione ed evoluzione

venerdì, giugno 23, 2006

Sbatti il mostro in prima pagina


In origine doveva essere un post di riflessione su un fatto di cronaca, questo:

Roma, 21 giu. - (Adnkronos) - Ferdinando Carretta, il 44enne di Parma autoaccusatosi di aver ucciso il padre Giuseppe, la madre Marta e il fratello minore Nicola nell'agosto dell'89, è diventato un uomo praticamente libero. Il Tribunale di sorveglianza di Mantova, infatti, da pochi giorni ha dato l'ok alla ''licenza esperimento'' per Carretta consentendogli di uscire definitivamente dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere.

Ma mentre pensavo si è trasformato in racconto…ovviamente con il caso specifico di cronaca non ha molto in comune. Però rispecchia quello che volevo dire.

In fin dei conti anche un racconto può dare voce ai pensieri.

IL MOSTRO

Non ho bisogno di presentazioni.

Sono un Mostro.

Uno di quelli di cui parlano le prime pagine di ogni quotidiano o le notizie d’apertura di ogni telegiornale nazionale. Uno di quelli che fanno la fortuna dei rotocalchi televisivi, vera manna piovuta dal cielo per quei conduttori che fanno del dolore il loro pane quotidiano.

Tutti hanno parlato di me, del Mostro di ***, o almeno lo hanno fatto per qualche settimana. Poi anche la mia vicenda ha perso sapore ed è stata sostituita da altre notizie più concrete. La siccità dilagante al nord Italia, l’esodo di agosto, la manovrina finanziaria di aggiustamento dei conti pubblici.

La luce che era stata puntata su di me è scivolata lentamente oltre e sono stato impietosamente ricacciato nel mio abituale cono d’ombra.

Il silenzio dopo i clamori è stato nuovamente rotto durate i giorni del processo. Ancora una volta l’attenzione puntata su di me, fino alla condanna.

Giusta e severa.

Normale, non mi aspettavo di certo un differente epilogo.

Dovevo essere condannato. Non si compie una catena di azioni come quella che io ho compiuto e poi sperare nella clemenza dei Giudici.

Ma io non speravo in alcuna pietà, in alcuna giustizia diversa.

Ho il vanto di essere un Mostro consapevole. Un Mostro responsabile.

Perfettamente calato nel ruolo, nella parte che ho coscientemente scelto di avere in questo gioco.

Ho ghignato compiacente alle telecamere accese, ho strabuzzato gli occhi con grande perizia e maestria quando mi hanno dichiarato incapace d’intendere.

Sono stato bravo, si.

Ho fatto tutto quello che si aspettavano da me, non mi sono risparmiato.

I cronisti d’assalto hanno sezionato la mia vita, ogni aspetto della mia esistenza è stato vagliato con occhio morboso alla ricerca di quelle prove certe che avrebbero attestato la mia diversità.

Così che la brava gente sarebbe stata tranquilla.

La mia pazzia, chiara e netta, inquadrata e circoscritta non avrebbe macchiato le loro linde famiglie.

Io il Diverso, io il Mostro.

Loro la gente Sana e Perbene.

Confinata in questo modo, la mia etica alterata non avrebbe corrotto la società.

Ma che colpa ne ho io se la mia Idea del Bene non coincide con la vostra comune, conclamata ed accettata dall’umana gente?

Che colpa ne ho se la mia perversa e distorta visione del mondo mi impedisce di considerare Bene il vostro Bene e Male il vostro Male?

In questo consiste la mia diversità da voi.

Per questo io sono un Mostro.

Sono stato rinchiuso in quella che pietosamente viene chiamata “struttura sanitaria di recupero” , in tempi più bui ( o forse solo meno menzogneri) altro non era che il manicomio criminale. Alla mercè di medici, paramedici, psichiatri, assistenti sociali in un bailamme di camici bianchi e carrelli carichi di pillole e siringhe. Sezionato e sviscerato ancora una volta.

Questo almeno di giorno.

La notte venivo picchiato e brutalizzato in ogni modo da altri degenti che evidentemente si ritenevano meno mostruosi di me, convinti che io non avessi diritto alcuno alla vita.

Sbagliavano? Erano nel giusto?

Non lo so, comprendetemi.

Bene e Male continuano a restare distorti nella mia mente.

Questi erano i metodi per riportarmi sulla retta via, alla fine ho ceduto.

Ho accettato la vostra Etica per solo istinto di conservazione.

Da un mese mi hanno dimesso sostenendo che ogni uomo (si uomo e non Mostro, il mio ruolo è di nuovo cambiato) ha diritto di essere riabilitato e di riabilitarsi.

Ho protestato! Veementemente!

Stare rinchiuso aveva alcuni non disprezzabili vantaggi. Tutti da non sottovalutare.

Vita regolare, minuti scanditi da farmaci, visite mediche e sedute di psicoanalisi, piccoli lavori manuali e non ultimi tre pasti caldi al giorno.

Invece mi hanno sbattuto fuori, condannato ad un’esistenza libera e normale.

Fuori dall’istituto, il contatto con il mondo esterno mi ha stravolto.

Ero un piccolo punto nero nel tessuto della società. Un grumo da riassorbire il prima possibile.

Le televisioni ancora una volta si sono occupate di me e della mia vicenda, tre minuti prima dei titoli di coda. Li ho cronometrati. E poi i riflettori sono di nuovo scivolati oltre la mia grigia esistenza.

Mi hanno assegnato un piccolo monolocale, non ho bisogno di tanto spazio poiché vivo da solo.

Mia madre l’ho sgozzata nel sonno in una notte di primavera profumata di gelsomini, notte troppo bella per continuare a vivere. Bisognava fissarla a fuoco vivo nella mente insieme a quell’odore pesante e fresco al tempo stesso che inebriava e sconvolgeva i sensi.

Anche mio padre, ho ritenuto giusto farli restare insieme per sempre.

E mio fratello. Lasciarlo vivere con me era una punizione che nessun bambino avrebbe meritato.

Ma nel monolocale sto bene da solo con me stesso.

Anche se i vicini mi evitano perché sanno chi sono.

La brava gente non dimentica e non perdona, non lascia stare mai.

E’ colpa mia questo?

Sarà ancora colpa mia quando il gelsomino in fiore profumerà nuovamente le notti di primavera?

12 Comments:

Blogger TheCopywriter said...

Il relativismo colpisce ancora!
Da buon miscredente nell'umanità non credo nella pena di morte, nè nel linciaggio, nè nella possibilità che un uomo che ne uccide altri 4 per una questione d'eredità(sarà stato solo questo? Ma conta qualcosa il motivo se non è legittima difesa?) possa tornare in libertà.

Non sai mai cosa pensare...forse è meglio lasciarsi da parte in questi casi...e lasciare che i benpensanti indichino e lincino e temano quest'atavico terrore

nel mostro.

5:17 PM  
Blogger ladymachbet said...

Temo che il relativismo salti fuori in qulasiasi cosa io scriva...fosse anche la lista della spesa ^-^

10:35 PM  
Anonymous Anonimo said...

Beh, se la società impedisce a un uomo pericoloso di uccidere, non è perbenismo. E' autodifesa.

Lady, naturalmente questo lo metti anche su CR, vero? vero? VERO???

2:50 PM  
Blogger ladymachbet said...

Certamente Claudio..andrà anche su CR.
^-^

3:23 PM  
Blogger TheCopywriter said...

E se per impedire a lui di uccidere gli impedisci anche di vivere? Non solo nel senso letale del termine.

3:54 PM  
Blogger ladymachbet said...

Sacra è anche la vita del mostro.
O no?
Andrebbero tutelati in ogni caso anche loro, in che modo però?
Lasciarli liberi è un rischio...rinchiuderli a vita sarebbe la soluzione?
Non sono domande polemiche le mie...davvero non ho risposte.

4:45 PM  
Blogger TheCopywriter said...

per questo il mio post verteva in quella direzione: ci sono molte più morti di quante non pensiamo, e la morte ultima, la rottura biologica, non è certo la peggiore...che si fa?

6:50 PM  
Blogger ladymachbet said...

E che si fa? Si opta per il male minore?
Si punisce chi ha sbagliato preservando gli altri?
Sarà questo il limite del relativismo? Non poter operare eticamente in concreto...
Claudio, se ci sei batti un colpo.
^-^

10:01 PM  
Blogger TheCopywriter said...

Infatti il relativismo si scontra proprio contro le norme etiche generali: quando non sai che fare, ti attieni alla legge. se la legge prescrive la morte, è un sollievo: è la legge.

12:08 AM  
Anonymous Anonimo said...

bel post Stefy. Scusa per una settimana sono stato..... (hai presente dr Jekyll e Mr Hide?)
bel post.. tra un pò commento in modo serio

1:50 PM  
Anonymous Anonimo said...

Che cos'è la società?
Si è discusso sul capire se l'etica può essere scritta etichettando universalmente ciò che è bene da ciò che è male. In un luogo sperduto può nascere una società completamente diversa dalla nostra, senza per questo poter dire se migliore o peggiore. Si può dire che la società per difendere gli uguali si pone contro i diversi impedendo loro di nuocere, a volte limitando la libertà e quando ciò non basta sopprimendoli per ragioni di stato.
Guai pertanto a coloro che sentono la loro natura "diversa" in quanto i simili tra loro proveranno paura e daranno sfogo ai loro istinti per impedire al "borderline" di venire a contatto con la loro visione della società perbenista.
Ecco, l'ho detto.

8:16 PM  
Blogger ladymachbet said...

Si Fede supponevo che avresti scritto qualcosa del genere.
Il problema è come tutelare ogni individuo..sano o "malato" che sia.
Alla fine la legge non può riuscire a far valere i diritti di tutti, questo è il dramma.

9:42 PM  

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