Pensieri in continua mutazione ed evoluzione
L’eterno ritorno dell’uguale… (maybe)
Eccomi qua, sono tornata. Ero partita? Avevo dichiarato espressamente la mia ferrea volontà di perdermi e invece… Sono partita e sono ritornata e non mi sono persa affatto.
Bella la foto eh? Scattata con la mia fotocamera…io però non c’ero.
O se c’ero ero un fantasma.
La sabbia calda non ha scottato i miei piedi, l’acqua cristallina scivolava fresca sulla mia pelle senza bagnarmi, le coste frastagliate ed i picchi si sono fatti trasparenti per permettere ai miei occhi di guardare altrove.
Insomma io lì non c’ero.
O forse non c’era la parte più importante di me che ha pensato bene di concedersi una vacanza per gli affari suoi e se n’è andata altrove! (oh be…io so perfettamente dove e aveva anche il mio consenso)
Quindi davvero non saprei che raccontarvi, scusatemi.
Queste sono le prime righe che scrivo da quando sono andata via, non ho preso appunti e non ho meditato. Troppo assorbita nei miei casini.
Mi sono incazzata, ho sperato, sono stata felice e disperata insieme, ho mandato più sms in queste due settimane di quanti ne abbia mai mandato in tutta la vita!
Che poi è difficile per me condensare un “ti amo” in un breve sms! I miei “ti amo” sono sempre infestati da ridde di parole di accompagnamento! Che poi non servono a nulla eh…ne i “ti amo” ne tutto il resto.
Diciamo che adesso di prima mattina (unico momento calmo della giornata prima di ripiombare nel casino infinito che è la mia casa post trauma vacanze) davanti a questo foglio elettronico bianco provo a far nascere una me diversa. Quell’antica mi ha veramente rotto i coglioni! (scusate il turpiloquio ma mi serviva un valido rafforzativo)
Parto dalle ceneri come ogni brava fenice o presunta tale.
Ceneri e macerie.
Non giudicatemi, ve ne prego. Un blog serve ad aprire l’anima e se siete amici a passare di qua e a leggere…non giudicatemi, vi prego.
Anche perché non è affatto facile per me confidare le cose più intime.
Cinque anni e mezzo! Può durare una storia di quelle che si chiamano “virtuali” cinque anni e mezzo?
Pare di si.
Ci siamo visti quattro volte, l’ultima a luglio del 2003.
Siamo stati pazzi, vero? Però era bello. Non so se riuscite ad immaginare l’emozione che si prova quando vedete la persona che amate più di ogni altra cosa che aspetta appoggiata all’auto mentre si scende da un treno o si esce da un aeroporto. Ci si bacia con timore. Si ha paura dopo un anno di distanza che sia cambiato tutto. E invece non è cambiato niente. Si può fare l’amore dopo tre minuti come se vi foste lasciati la sera prima. E poi lo strazio quando si va via. Perché quelle poche ore volano…non siamo stati mai insieme un giorno intero, sempre di corsa. L’ultima volta abbiamo pranzato insieme, ogni tanto gli toccavo la mano perché mi sembrava un sogno averlo lì accanto a me. (Divago lo so...)
Ho messo da parte tutto…famiglia, figli, amici. Per tutto questo tempo è stato il centro della mia vita. Tante volte abbiamo chiuso, abbiamo litigato, abbiamo detto che era finita.
Ho sbattuto porte dietro di me convinta che fossero sbarrate per sempre e invece trovavo ogni volta una porticina più piccola da cui passare.
Adesso ho davanti la cruna di un ago.
Magari strisciando, strappandomi via brandelli di carne e gettandoli dall’altra parte a poco a poco forse potrei passare ancora una volta. Ma come faccio? Sta rimanendo sempre meno di me.
Domenica sera abbiamo parlato fino quasi alle tre del mattino, ci siamo guardati negli occhi ed era tanto che non succedeva. Dovevamo rivederci ieri sera.
Era una bolla di sapone sapete?
L’ho toccata con la mano, è stata lì per qualche istante e poi…pufffffff!
Poi ha cambiato idea. Capita.
Ho provato a convincerlo, non ha risposto nemmeno ai miei sms. E’ il suo modo per farmi meno male, lo so.
Ma non serve a niente perché sto male lo stesso.
Vabbè…mi sono sfogata. (Mi sono sfogata?)
Fedeli lettori del blog, abbiate pazienza…non capiterà più.
Ma per una volta concedetemi questo lagnosissimo post sui miei travagliati problemi di cuore.
La filosofia non è capace di risolverli.
12 Comments:
1)BENTORNATA
2)TI CAPISCO IN PIENO
3)AHI!
AHI!
AHI!
4)Immaginavo che il tuo post di ritorno sarebbe stato su questo tono. Non avrei mai immaginato perchè, però. Ah, Ichnusa, la nostra vera Lost personale...
sono una scema Niccolò
Possiamo annientare Dio con il ragionamento, Stefy...ma non diventeremo mai più furbi, in amore.
Carina la foto nuova!
Già. L'amore ci frega sempre.
Merci per la foto, ho cambiato per tirarmi su con l'azzurro che rilassa...ma per ora non serve.
Insomma fate qualcosa..prendete un argano e tiratemi su...toglietemi di mano la vanga e costringetemi a smettere di scavare!
Bastonatemi...insomma...S.O.S.
!!!!
Non è che in questo periodo stia messa meglio!
Tiriamoci su un po' tutti và! Lo dico sempre che l'amore è un sentimento antieconomico!
Antieconomico e autodistruttivo.
Passerà...
Vero? :-(
questa è una domanda che in teoria dovevamo fare noi a te, stefy...!ç__ç
Vabbè...almeno in caso di presenza divina avremo una domanda valida da proporgli!
certo...non avendo di meglio da chiedere a colui che sta su nei cieli...quisquilie tipo che ne so...perchè ci siamo? o qual'è il senso? chiederemo...è vero che passano le fregature d'amore?
e lui ci riderà in faccia e dirà...NO! Non vi avevo avvisati?
Certo che passerà, Stefy...non da un giorno all'altro...ma passerà! E probabilmente ci saranno ancora giornate negative...ma alla fine ce la farai!!!
un bacio
Claudia
Beh si...prima o poi credo di si.
Almeno incrocio le dita.
Grazie Claudia.
Incredibile, la rivoluzione portata dalla E-life. Ci si può innamorare di qualcuno senza averlo mai neppure visto dal vivo.
Ma resta sempre il dubbio di essersi innamorati di un concetto astratto, non di una persona. Poi si conosce la persona e si scopre che non corrisponde all'idea. E si fa fatica ad abbandonare l'idea.
Ma si possono amare solo le persone, non le idee.
La tristezza passerà. Auguri.
Guarda Claudio è ancora peggio, ci si innamora della propria idea dell'amore. Cioè da lontano proietti te stesso ancora meglio e rivesti l'altro di tutte quelle cose di cui senti la necessità.
Quindi staccarti è come staccare una parte di te.
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