EffimeraMente

Pensieri in continua mutazione ed evoluzione

mercoledì, giugno 28, 2006

Vento d'estate


Ho lasciato scappar via l'amore
l'ho incontrato dopo poche ore
e' tornato senza mai un lamento
e' cambiato come cambia il vento


Vento d'estate
io vado al mare voi che fate

non m'aspettate

forse mi perdo


Fedeli lettori, in questi giorni il tempo per aggiornare il blog è davvero poco.
Le vacanze incombono e le cose da fare sono troppe.
Perdonatemi quindi se vi lascio per qualche settimana.

Al mio rientro recuperiamo tutto...promesso.

Prenderò appunti, scatterò foto, collegherò le idee e poi condividerò ogni cosa con voi.

Adesso ho solo una montagna di bagagli da preparare, chissà se un po' di mare può ricompensare di tutto questo stress pre-vacanza.

E poi ci sarà lo stress da rientro...e quello post-feriale...e quello di ferragosto... bastaaaaaaaaaa!

Lasciatemi da sola su di un'isoletta e non passate mai più a riprendermi, per favore.
Con me stessa sto talmente bene da non aver bisogno di altro! Che narcisa...eh.

In definitiva la cosa che amo di più è riflettere e ascoltare le idee.
Rimuginarci su, inseguirle nelle loro strane evoluzioni senza senso, aggrovigliarle in cordate ritorte ed intricate, farne nodi scorsoi per strangolarmi da sola oppure lanciarle dal fondo cupo di un pozzo per issarmi fuori alla luce.

Corde, funi, sartiame...pensieri concatenati che possono salvarmi o lasciarmi impazzire un attimo dopo.
Eh si lo so...magari è meglio non restare da sola con me stessa...lo squilibrio mentale prevale.

Ma sono narcisa e ve lo ribadisco.
Non posso farci niente, ma stare in mezzo alla gente mi crea problemi.
Sento di essere estranea e fuori posto ovunque vado.

Sono troppo speciale per stare con gli altri?

O forse spesso è il mio occhio a vedere più a fondo, a scorgere dietro la gentilezza dei modi, dietro la disponibilità la falsità dell'uomo.

Leggo tra le righe anche quando davanti ho una pagina bianca...che bizzarra abitudine!


Ho pensato al suono del suo nome
a come cambia in base alle persone

ho pensato a tutto in un momento

ho capito come cambia il vento


Vento d'estate

io vado al mare vado al mare

non mi aspettare
mi sono perso.....

Se mi perdo non cercatemi!
Lasciatemi smarrire e smemorare da sola.
Anche perchè probabilmente sto sguazzando in quell'acqua azzurra che vedete nell'immagine e per quanto possa voler bene ai miei fedeli lettori preferisco oziare in santa pace ^-^
Non vi offendete, vero?
Tanto torno presto...

Ho lasciato scappar via l'amore
l'ho incontrato dopo poche ore

e' tornato senza un lamento
e' cambiato come cambia il vento
Ho lasciato scappar via l'amore
l'ho incontrato dopo poche ore
e' cambiato come cambia il vento
e' tornato senza un lamento

Vento d'estate

io vado al mare voi che fate
non m'aspettate
forse mi perdo
Vento d'estate
io vado al mare voi che fate
non m'aspettate
mi sono perso.....

Ciao a tutti, a tutti quelli che passano di qua... a Nicco, Cri, Claudio, Federico, Claudia, Francesco... e a quelli di cui non so il nome.
Buone vacanze, nel frattempo mi perdo.............

lunedì, giugno 26, 2006

Vittoria?!?


Basta!!! Niente mondiali e niente referendum! Tanto abbiamo vinto. Non voglio festeggiare...la partita è stata pessima e il referendum era solo un doveroso colpo di spugna su di una riforma costituzionale assurda. Quindi non c'è niente da festeggiare. Abbiamo sprecato tempo e denaro per rimediare all'ennesimo danno provocato da cinque anni di malgoverno della destra. Abbiamo sofferto come imbecilli novanta minuti per guardare la nostra nazionale chiusa in difesa a difendere un inutile 0-0. Alè ao...alè ao... niente bandiere please. Niente vessilli spiegati. E poi ho mal di testa...quindi fate poco rumore. Buonanotte.
^-^

venerdì, giugno 23, 2006

Sbatti il mostro in prima pagina


In origine doveva essere un post di riflessione su un fatto di cronaca, questo:

Roma, 21 giu. - (Adnkronos) - Ferdinando Carretta, il 44enne di Parma autoaccusatosi di aver ucciso il padre Giuseppe, la madre Marta e il fratello minore Nicola nell'agosto dell'89, è diventato un uomo praticamente libero. Il Tribunale di sorveglianza di Mantova, infatti, da pochi giorni ha dato l'ok alla ''licenza esperimento'' per Carretta consentendogli di uscire definitivamente dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere.

Ma mentre pensavo si è trasformato in racconto…ovviamente con il caso specifico di cronaca non ha molto in comune. Però rispecchia quello che volevo dire.

In fin dei conti anche un racconto può dare voce ai pensieri.

IL MOSTRO

Non ho bisogno di presentazioni.

Sono un Mostro.

Uno di quelli di cui parlano le prime pagine di ogni quotidiano o le notizie d’apertura di ogni telegiornale nazionale. Uno di quelli che fanno la fortuna dei rotocalchi televisivi, vera manna piovuta dal cielo per quei conduttori che fanno del dolore il loro pane quotidiano.

Tutti hanno parlato di me, del Mostro di ***, o almeno lo hanno fatto per qualche settimana. Poi anche la mia vicenda ha perso sapore ed è stata sostituita da altre notizie più concrete. La siccità dilagante al nord Italia, l’esodo di agosto, la manovrina finanziaria di aggiustamento dei conti pubblici.

La luce che era stata puntata su di me è scivolata lentamente oltre e sono stato impietosamente ricacciato nel mio abituale cono d’ombra.

Il silenzio dopo i clamori è stato nuovamente rotto durate i giorni del processo. Ancora una volta l’attenzione puntata su di me, fino alla condanna.

Giusta e severa.

Normale, non mi aspettavo di certo un differente epilogo.

Dovevo essere condannato. Non si compie una catena di azioni come quella che io ho compiuto e poi sperare nella clemenza dei Giudici.

Ma io non speravo in alcuna pietà, in alcuna giustizia diversa.

Ho il vanto di essere un Mostro consapevole. Un Mostro responsabile.

Perfettamente calato nel ruolo, nella parte che ho coscientemente scelto di avere in questo gioco.

Ho ghignato compiacente alle telecamere accese, ho strabuzzato gli occhi con grande perizia e maestria quando mi hanno dichiarato incapace d’intendere.

Sono stato bravo, si.

Ho fatto tutto quello che si aspettavano da me, non mi sono risparmiato.

I cronisti d’assalto hanno sezionato la mia vita, ogni aspetto della mia esistenza è stato vagliato con occhio morboso alla ricerca di quelle prove certe che avrebbero attestato la mia diversità.

Così che la brava gente sarebbe stata tranquilla.

La mia pazzia, chiara e netta, inquadrata e circoscritta non avrebbe macchiato le loro linde famiglie.

Io il Diverso, io il Mostro.

Loro la gente Sana e Perbene.

Confinata in questo modo, la mia etica alterata non avrebbe corrotto la società.

Ma che colpa ne ho io se la mia Idea del Bene non coincide con la vostra comune, conclamata ed accettata dall’umana gente?

Che colpa ne ho se la mia perversa e distorta visione del mondo mi impedisce di considerare Bene il vostro Bene e Male il vostro Male?

In questo consiste la mia diversità da voi.

Per questo io sono un Mostro.

Sono stato rinchiuso in quella che pietosamente viene chiamata “struttura sanitaria di recupero” , in tempi più bui ( o forse solo meno menzogneri) altro non era che il manicomio criminale. Alla mercè di medici, paramedici, psichiatri, assistenti sociali in un bailamme di camici bianchi e carrelli carichi di pillole e siringhe. Sezionato e sviscerato ancora una volta.

Questo almeno di giorno.

La notte venivo picchiato e brutalizzato in ogni modo da altri degenti che evidentemente si ritenevano meno mostruosi di me, convinti che io non avessi diritto alcuno alla vita.

Sbagliavano? Erano nel giusto?

Non lo so, comprendetemi.

Bene e Male continuano a restare distorti nella mia mente.

Questi erano i metodi per riportarmi sulla retta via, alla fine ho ceduto.

Ho accettato la vostra Etica per solo istinto di conservazione.

Da un mese mi hanno dimesso sostenendo che ogni uomo (si uomo e non Mostro, il mio ruolo è di nuovo cambiato) ha diritto di essere riabilitato e di riabilitarsi.

Ho protestato! Veementemente!

Stare rinchiuso aveva alcuni non disprezzabili vantaggi. Tutti da non sottovalutare.

Vita regolare, minuti scanditi da farmaci, visite mediche e sedute di psicoanalisi, piccoli lavori manuali e non ultimi tre pasti caldi al giorno.

Invece mi hanno sbattuto fuori, condannato ad un’esistenza libera e normale.

Fuori dall’istituto, il contatto con il mondo esterno mi ha stravolto.

Ero un piccolo punto nero nel tessuto della società. Un grumo da riassorbire il prima possibile.

Le televisioni ancora una volta si sono occupate di me e della mia vicenda, tre minuti prima dei titoli di coda. Li ho cronometrati. E poi i riflettori sono di nuovo scivolati oltre la mia grigia esistenza.

Mi hanno assegnato un piccolo monolocale, non ho bisogno di tanto spazio poiché vivo da solo.

Mia madre l’ho sgozzata nel sonno in una notte di primavera profumata di gelsomini, notte troppo bella per continuare a vivere. Bisognava fissarla a fuoco vivo nella mente insieme a quell’odore pesante e fresco al tempo stesso che inebriava e sconvolgeva i sensi.

Anche mio padre, ho ritenuto giusto farli restare insieme per sempre.

E mio fratello. Lasciarlo vivere con me era una punizione che nessun bambino avrebbe meritato.

Ma nel monolocale sto bene da solo con me stesso.

Anche se i vicini mi evitano perché sanno chi sono.

La brava gente non dimentica e non perdona, non lascia stare mai.

E’ colpa mia questo?

Sarà ancora colpa mia quando il gelsomino in fiore profumerà nuovamente le notti di primavera?

mercoledì, giugno 21, 2006

Ah l'amour, toujours l'amour!

Avrei potuto scegliere come immagine per questo post un bel dipinto...una bellissima statua...invece metto questa cartolina da MMS con una delle frasi più ovvie e stucchevoli che abbia mai letto (o sentito).
In un'altra vita chiesi a qualcuno che amavo di non usare mai con me frasi d'amore fatte e confezionate...frasi da cioccolatino tanto per intenderci. Sbagliavo... per parlare d'amore non serve essere originali. L'amore è convenzionale.
Sempre.
Quindi stasera ho voglia di delirare
sul più nobile dei sentimenti, con tutto il rispetto che merita certo, ma non perdiamo di vista quel tocco di grottesco che l’accompagna.

Come i vezzeggiativi…amorino, tesorino, piccolino, cucciolino, cuoricino

Come gli abbreviativi…amò, tesò, lov

Come le esagerazioni…anima mia, mia unica dea, mio solo amore, vita mia

Continuo? No…tanto avete capito.

Sfido ognuno di voi! Alzi la mano colui o colei che non ha mai usato un termine simile!

Io non posso alzarla, confesso il mio fallo.

“Grottesco” allora Q.E.D.

Ma cos'è l'amore?

Cosa ha l’altro di così unico e speciale da catturare magneticamente ogni nostra attenzione?

I filosofi tireranno in ballo l’amore platonico…quella magica tensione di anime che porta l’uomo alla costante e continua ricerca dell’altra metà della sua essenza. L’essere unico che ci completa alla perfezione, capace di dare senso all’intera vita.

Molto poetico… ma vero?

Gli scienziati direbbero…è questione di feromoni! Particelle olfattive capaci di scatenare l’istinto primordiale di accoppiamento che i nostri animi puri e romantici poi traslano nel sentimento d’amore.

Pragmatico…però ancora una volta vero?

Che si tratti dell’ armonia delle anime o quella dei corpi o tutte e due insieme lo scopo primario dovrebbe essere in ogni caso la felicità.

Eppure spesso non accade, eppure spesso chi ama è infelice.

Può essere felice colui che lega interamente il proprio destino ad un’altra persona?

Innamorarsi vuol dire arrendersi legato mani e piedi, completamente inerme e disarmato, ad uno sconosciuto che farà il bello e il cattivo tempo nel nostro umore quotidiano.

Scatenerà tempeste o ci condurrà in Paradiso, ma sempre e solo per suo capriccio.

Conviene essere innamorati?

E se poi queste scaramucce sentimentali sono conseguenza inevitabile tra due esseri che reciprocamente si amano, pensate cosa vuol dire amare e non essere riamati!

L’amore vuole amare (giusto Claudio?) ma non desidera parimenti essere amato?

Cosa resta altrimenti…fiamma sterile che brucia da sola in una stanza vuota!

L’amore vuole amare e vuole essere amato, così è…così è giusto che sia.

E nel caso in cui il nostro occhio innamorato ( e ancora più menzognero proprio in virtù dell’amore che lo anima) cada su qualcuno totalmente inadatto a noi, ai nostri gusti, al nostro stile di vita?

Cosa succede allora tra la bella (il bello) e la bestia?

C’è chi si lascia abbrutire dall’amore e tollera ogni tradimento, ogni grossolanità, ogni vigliaccheria giustificando qualsiasi gesto dell’amato bene.

C’è poi chi ha l’animo scisso in due. La ragione che vede e osserva tutto, ammonisce e avvisa, spesso schernisce anche e poi c’è il cuore che muto si lascia trascinare nel fango.

Conviene essere innamorati?

Mah! Pensateci…io non lo so...caso mai fatemelo sapere eh!

^-^

martedì, giugno 20, 2006

Alba


Quand chez les débauchés l'aube blanche et vermeille
Entre en société de l'Idéal rongeur,
Par l'opération d'un mystère vengeur
Dans la brute assoupie un ange se réveille.

Des Cieux Spirituels l'inaccessible azur,
Pour l'homme terrassé qui rêve encore et souffre,
S'ouvre et s'enfonce avec l'attirance du gouffre.
Ainsi, chère Déesse , Être lucide et pur,

Sur les débris fumeux des stupides orgies
Ton souvenir plus clair, plus rose, plus charmant ,
A mes yeux agrandis voltige incessamment.

Le soleil a noirci la flamme des bougies ;
Ainsi, toujours vainqueur, ton fantôme est pareil,
Ame resplendissante, à l'immortel soleil !

Questa è una vecchia foto, scattata all'alba in un imprecisato giorno d'agosto.

Buttata giù dal letto dal caldo, dai pensieri, da un telefono che non squillava. Unica soluzione...la fotocamera.

Il risultato è quello che vedete sopra.
Non è un grande spunto per un post, lo so...ma a volte e in determinate occasioni c'è poco o nulla da dire ( ciao Cri ).

domenica, giugno 18, 2006

Leda Atomica


Che schifo l'Italia, che schifo il Brasile !
Baaaaaaaaa
Però il Brasile vince lo stesso...vorrà dire qualcosa?
Io non voglio dire niente invece, cioè...più corretto...non posso dire niente.
Vorrei dire delle cose, scrivere parole, enumerare idee, inanellare pensieri...ma è più opportuno che non lo faccia. Perchè?
Perchè stasera è meglio tenere l'animo serrato, meglio pensare al prossimo post filosofico...
Però va bene...va sempre meglio.

Zitta...non dire troppo...nemmeno agli amici stasera.
La felicità è superstiziosa, discorrendone c'è il rischio che ti volti le spalle!
Post filosofico allora...ci penso ed elaboro.
Anche perchè se comincio a scrivere poesie d'amore quell'insensibiledi Niccolò poi ridacchia alle mie spalle.
Oppure annoio voi.
E non è mia intenzione annoiarvi.
E poi anche l'amore è superstizioso, come la felicità, come la fortuna.
Lo diceva pure Catullo.
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.
Quando i baci saranno diventati migliaia e migliaia, confondiamoli tutti così da non saperne il numero. Impediremo in questo modo a coloro che ci invidiano di sapere quanto immenso sia il numero dei nostri baci.
(Traduzione libera eh non fate opera di pilotetractemia...diceva così Eco nel Pendolo? Non ricordo bene...)

Comunque Catullo aveva ragione e pur essendo io la persona meno superstiziosa del mondo, non voglio correre rischi inutili.
^-^
Mi sa che ho detto anche troppo...eh si, la felicità oltre ad essere superstiziosa è anche troppo ciarliera.

Buonanotte a tutti.

sabato, giugno 17, 2006

Partita...e non dico altro!


Italia...Italia!!
Oggi giornata consacrata al tifo, alla TV e alla pizza&birra in serata con gli amici!
Ubi maior, minor cessat!
Non ho voglia di scrivere e poi il post filosofico di ieri con la sua vagonata di messaggi ha tutto il diritto di essere seguito da quattro righe scanzonate che ne mettano in evidenza per contrasto la profondità!
^-^

Quindi non vi aspettate cose somme...non vi aspettate nulla.
Potete anche smettere di leggere e chiudere la pagina perchè se siete ancora in cerca della Verità (sempre quella del post di ieri) di sicuro non la troverete qui adesso.

Anche perchè non si può sempre disquisire di elevati concetti!
Oggi voglio discorrere del nulla..e mi pare che ci stia anche riuscendo bene.
Guardate che è complicato eh..i pensieri si intrufolano anche quando non sono richiesti e tenerli a bada è dura impresa...da sfinimento.
Tenzone ardimentosa che mi impegna in ogni fibra...la verità (eccolo di nuovo il temuto parolone) è che sono contenta oggi.
Felice, soddisfatta, appagata, serena, gioiosa...
Perchè?
Ah saperlo...non lo so perchè...non si chiede il conto alla soddisfazione!
Lo si è, punto!
E questo stato è talmente labile che qualsiasi domanda può alterarlo...quindi felicità e basta, senza indagini di sorta..senza vivisezioni.

Però va pubblicizzata! Va comunicata a tutti quanti...almeno agli amici dai...agli amici si! E' giusto farlo.
Va bene?
Ops...vado a mettere un po' di birre in frigo...stasera c'è festa!

venerdì, giugno 16, 2006

Solipsismo - Lezione n.1

Glossario Propedeutico

Gnoseologia: dal greco gnosis (conoscenza) e logos (discorso); Discorso sulla Conoscenza, ovvero ricerca della Verità.

Solipsismo: dal latino solus (solo) e ipse (stesso), ossia "solo se stesso". Credenza metafisica che l'esistenza in quanto tale sia solo parte degli stati mentali dell'individuo stesso, in altri termini: tutto ciò che esiste è creato dalla (o è parte della) mia coscienza.

Verità: Fondazione ultima di ogni cosa, vale a dire del processo del pensare, della struttura del pensiero, della realtà, dell’uomo, del mondo, di ogni universo conosciuto. Assioma non dimostrabile, ma capace di spiegare Tutto. Quindi “motore immobile che tutto muove e da nulla è mosso”, conosciuto anche come DIO in quella personificazione di un concetto astratto che è stata fatta ad uso e consumo dei “semplici”.

Semplici: Dubbio enorme. Mi è consentito l’uso di tale termine senza timore che qualcuno passando da queste parti ne ricavi offesa? Per fugare ogni possibile equivoco con il termine “semplici” intendo quella tipologia di persone che non ha interesse alcuno nell’approfondire tematiche più complesse tipiche dell’indagine filosofico/scientifica e si accontenta della conoscenza sensibile.

OK?

Ok…

Esiste Verità?

Anzi, esiste Verità che non sia “conoscenza sensibile”?

E’ possibile quindi una gnoseologia, ovvero un’indagine sul fondamento di ogni discorso, di ogni teoria, di ogni scienza?

Analizziamo.

Il problema è la conoscenza sensibile.

Quante volte abbiamo detto: “E’ vero! L’ho visto con i miei stessi occhi!”

Ecco, questa proposizione è assolutamente errata. Equivale infatti a dire ” E’ vero! L’ho visto in TV!”

Crediamo noi ad ogni cosa che passa sui nostri teleschermi?

Lasciatemi supporre che anche per voi non sia così.

La conoscenza sensibile non è la verità.

La conoscenza sensibile è un Cavallo di Troia.

Attraverso i nostri sensi non cogliamo altro che l’apparenza, il manto, l’involucro di cui si è rivestito l’Universale per sfuggire al nostro occhio indagatore.

Tutto quello che esiste è prigioniero dei nostri sensi che offuscano, ingannano, condizionano ogni percezione.

La stessa cosa può apparirmi bella o brutta in momenti diversi del medesimo giorno; il tempo scorre ora rapido, ora fluisce lento a seconda dell’umore; una persona può sembrare lontanissima pur avendola accanto o vicinissima quando abita all’altro capo del mondo.

Lo dico?

Tutto è relativo!

I sensi, la cultura, l’istruzione, il ceto sociale (anche quello si), il paese d’origine… tutti questi parametri condizionano immancabilmente le nostre piccole verità individuali.

La mia percezione è limitata al raggio d’azione del mio udito, del mio sguardo.

Chi mi assicura che dietro le mie spalle, lì dove l’occhio è impossibilitato a guardare, il mondo continui ad esistere?

Mi giro e lo vedo…ma non vale! Se mi giro…ovvio che io veda.

Ma se non mi giro…esiste? Continua ad esistere?

O siamo personaggi dipinti su di uno sfondo bidimensionale?

Descritti… partoriti…dalla mente di un pazzo… di un folle…di un pittore…di uno scrittore…di un poeta che ci rappresenta e ci anima.

E se non è possibile mai riuscire a cogliere l’Universale, se esso ci resta precluso a dispetto di ogni tentativo, anche il più ardito, che possiamo concepire… meglio non sarebbe arrendersi ed accettare la conoscenza sensibile senza indagare oltre?

Come i “semplici”.

Ci riuscite?

Avete fede che il mondo sia uguale a quello rinchiuso nella mente del vostro Dio?

Io mi sento defraudata.

giovedì, giugno 15, 2006

L'esperimento

Oggi non ho avuto tempo di pensare a niente... conseguenza?
Vi leggete un raccontino d'archivio...giusto per non lasciarvi a bocca asciutta ^-^

L'esperimento
Le pareti dell’aula, piccola e poco affollata, scintillavano sotto la luce bianca e fredda dei neon. Per quella singolare dimostrazione serale era stato convocato solo il gruppo dei più fedeli assistenti del Professore. La stanza appariva più spaziosa poiché i banchi e le panche, usuali durante le ore di lezione, erano stati rimossi e solo la cattedra troneggiava nella sua consueta posizione. Affiancato alla cattedra aveva trovato posto un oggetto voluminoso misteriosamente coperto da un lenzuolo bianco.

La segretezza era la principale mania del Professore. L’altra sua stramba caratteristica era l’avversione immotivata che nutriva da sempre verso le finestre chiuse.
Gli assistenti erano quindi pazientemente rassegnati alle folate di vento gelido che dall’esterno si riversavano dentro l’aula anche in pieno inverno.
Uno dei più giovani rabbrividì guardando con aria cupa il pesante cappotto che era costretto ad indossare e che gli impacciava non poco i movimenti, ma l’essere stato invitato ad assistere a quell’esperimento era un onore che non aveva nemmeno osato sperare fino a qualche giorno prima.
Il Professore, altro suo vezzo, si faceva attendere come sempre mezz’ora, ma sulla puntualità dei suoi stessi ritardi gli assistenti potevano regolare gli orologi.
Infatti, come da tutti previsto, alle 21:30 aprì la porta dell’aula con un voluminoso rotolo di fogli sotto il braccio sinistro.
“Buonasera a tutti, vogliate perdonare il mio ritardo.”
Quella era la formula di rito, bisognava adesso che tutti quanti in coro rispondessero:
“Nessun problema, Professore. Mezz’ora non è nulla in confronto all’Eternità!”
Ma quella sera il vecchio docente sorrise e scosse la testa:
“No, cari ragazzi poiché l’Eternità, come del resto il Tempo, non esiste!”
Gli assistenti più anziani si guardarono tra loro, perplessi e anche preoccupati che le troppe ore di studio avessero definitivamente schiantato la sanità mentale del loro mentore.
Senza dare peso a quelle occhiate il Professore aveva posato i fogli sulla cattedra e stava riunendoli in fascicoli da distribuire ai presenti.
Quando ebbe finito rialzò la testa e si fregò le mani:”Benissimo, possiamo cominciare.”
E si voltò verso la lavagna cominciandola a riempire di calcoli.
“Professore” azzardò il Primo Assistente “Non sarebbe preferibile esporci brevemente in cosa consiste questo esperimento prima di procedere alla sua dimostrazione?”
“Hai ragione, caro. Dimenticavo che non ho mai parlato con nessuno di voi della mia teoria. Sono idee che turbinano nella mia mente da molti anni oramai, ma che non ho mai voluto condividere con anima viva.”
Poggiò il gesso sulla cattedra e rivolgendosi ai suoi attenti uditori cominciò a parlare:
“Come ho già annunciato: il Tempo non esiste. Né come dimensione, né come grandezza.
Abbiamo sempre considerato in maniera erronea il Tempo come un concetto fisico da utilizzare per stabilire la contemporaneità o l'ordine di una serie di eventi, abbiamo sempre ritenuto, a torto, che esso sia una delle grandezze fondamentali, analogo alla lunghezza e alla massa. Ma tutto ciò è inesatto e io stasera lo dimostrerò grazie a questo.”
E indicò l’oggetto nascosto dal lenzuolo.
“Cosa sarebbe, Professore?” il Primo Assistente, che si era auto delegato a portavoce dei suoi colleghi, azzardò a chiedere con una vena di preoccupazione nella voce indicando a sua volta l’oggetto misterioso.
“Vedrete, dopo. Ora lasciatemi continuare senza interrompere.”
Tutti annuirono e in un silenzio irreale prestarono ascolto al vecchio insegnante fino alla fine.
“Viaggiare nel Tempo è da sempre considerato impossibile, sia per i paradossi logici che comporta sia per l’oggettiva difficoltà di ‘afferrare tra le dita’ ,passatemi questa infelice definizione, gli attimi che fuggono inesorabilmente.
Il Passato svanisce nel momento esatto in cui viene vissuto, così come il Presente che subitaneamente si tramuta in Passato e il Futuro è totalmente intessuto di possibile da apparirci lontano ed imprevedibile. Questo perché abbiamo sempre teorizzato il Tempo come un continuum.
Ma se invece non si trattasse di una linea retta che infinitamente si srotola in due direzioni, ma fosse piuttosto una sequenza di mondi il problema potrebbe essere risolvibile.”
Il Professore riprese il gesso tra le dita ingiallite dalla nicotina delle sue infinite sigarette e tracciò sulla lavagna una sequenza di rette distanziate tra loro di pochi millimetri.
“Ecco. Cari ragazzi, immaginate che esista un mondo per ogni istante, per ogni attimo che state vivendo o che avete vissuto o che vivrete. Infiniti istanti, infiniti mondi per infinite vite. Tutti posti sullo stesso piano, tutti affiancati e paralleli ognuno separato dagli altri e inaccessibile ad ognuno.
State pensando, ve lo leggo negli occhi, che io sia pazzo! Non scuotete la testa, lo so e capisco i vostri dubbi perché sono stati anche i miei al principio. Ma è così:infiniti mondi,uno per ogni istante della nostra vita e tutti Contemporanei!
Ciò vuol dire che, e faccio solo un esempio, una volta abbattuta la barriera che separa questo piano della mia esistenza con il piano del me stesso più giovane di vent’anni, io posso raggiungere quel mondo fisicamente per poter osservare la mia vita dall’esterno come un ospite senza modificare nulla nel mondo da cui io provengo. Aggirando, dunque, i paradossi.”
Gli assistenti erano in fermento, si agitavano grattandosi pensosamente le teste.
La teoria era indubbiamente affascinante, ma era anche dimostrabile?
Come sempre fu il Primo Assistenze a parlare:
“Professore, avrà fatto di sicuro tutti i calcoli e potrà dimostrare che le sue parole sono comprovate da verifiche e…”
Fu interrotto dal Professore che con gesto teatrale aveva tirato via il lenzuolo scoprendo finalmente l’oggetto misterioso.
Un grigio armadietto di ferro come ce ne sono in tutte le Facoltà di tutti i mondi Possibili, Paralleli e Contemporanei!
Incontenibili risolini serpeggiarono tra gli assistenti, i più giovani soprattutto cominciarono a pensare agli impegni rinviati per assistere a quelli che sembravano adesso essere solo i vaneggiamenti di un vecchio pazzo.
“Professore, quello è l’armadietto del Dipartimento di Fisica Quantistica?” chiese ancora una volta imbarazzato l’auto delegato Primo Assistente.
“Ottima deduzione, caro! Da cosa lo hai capito?” il tono del Professore era adesso vagamente canzonatorio.
“Ehm, dall’etichetta sull’anta, Professore.” rispose arrossendo fino alla radice dei capelli il giovane.
“Per questo sei diventato il mio Primo Assistente, ragazzo mio! Le tue capacità di ragionamento non mancano mai di stupirmi.” Il Professore gli porse il lenzuolo ripiegato e l’assistente lo prese con mano incerta.
“Questo proviene dalla casa del custode, invece.” disse il vecchio strizzando l’occhio ”sarà tua cura restituirlo il prima possibile.”
L’assistente annuì e arretrò di qualche passo.
Il Professore riprese la sua spiegazione:
”Questo armadietto proveniente dal Dipartimento di Fisica Quantistica, come sagacemente osservato dal vostro collega, è la prima macchina creata per varcare le barriere dei mondi.
Dovete sapere che in alcuni punti la realtà diviene rarefatta, ‘sottile’ si potrebbe affermare, per questo con le adeguate strumentazioni di cui ho dotato il mio prototipo è possibile prima individuare questi ‘punti deboli dell’esistenza’ e poi passarci attraverso al fine di raggiungere la destinazione prefissata.”
Con la mano fece scattare la serratura e l’anta di ferro dell’armadietto si aprì con un cigolio:
”Dovrei oliarla” borbottò tra se il Professore mentre la classe intera sgranava gli occhi.
All’interno c’era un piccolo pannello di controllo con decine e decine di luci intermittenti che ronzavano nell’aria gelida della stanza.
Il vecchio docente spiegò brevemente:
”Questi sono i comandi principali, possiamo settare il punto di arrivo con precisione millimetrica. Gli apparati sono capaci di individuare i nodi in cui la Realtà è penetrabile. Sono meno rari di quanto voi possiate immaginare e quest’aula è appunto uno di essi. A questo punto basterà entrare nella macchina e chiudere la porta. Alla pressione del pulsante preposto lo squarcio dimensionale si allargherà consentendo il passaggio di un essere umano. Non occorrerà alto, quindi, che uscire subito dopo. Il trasferimento è immediato ed indolore.”
“L’ha già provato, Professore?” chiese il Primo Assistente.
“Certo che si!” rispose spazientito il vecchio “O pensavate che questa convocazione fosse solo un’inutile perdita di tempo?”
Tutti quanti negarono in perfetta sincronia scuotendo il capo.
“Benissimo, nei miei precedenti tentativi ho solo effettuato spostamenti di pochi minuti, ma stasera voglio tentare davanti ai vostri occhi una transizione ben più congrua, cento anni dovrebbero essere sufficienti.”
“Cento anni? Ma Professore, non le pare rischioso?” Il Primo Assistente era ansioso, come se premendo quel bottone l’intera Facoltà di Fisica potesse saltare in aria.
“Zero rischi, caro. E’ tutto minuziosamente calcolato” e indicò i fascicoli ordinati sulla cattedra “falli girare, c’è una copia per ognuno di voi. Leggeteli con calma e tra una settimana potremo discutere ogni vostra perplessità. Anche se ritengo che dopo la dimostrazione di questa sera non ce ne sarà alcun bisogno.”
Si tolse il pesante cappotto e lo porse al giovane, poi sorridendo chiese:
“Non mi augurate buon viaggio?”
Tutti in coro risposero:”Buon viaggio, Signore!”
Detto questo entrò, non senza le difficoltà dovute all’artrite, nell’angusto armadietto e chiuse la porta dietro di se.
Gli assistenti per un attimo ebbero l’impressione che il mondo tremolasse dinnanzi a loro come quando d’estate si guarda la strada evaporare sotto il sole cocente, ma fu solo per un istente.
Dall’armadietto non proveniva alcun rumore, niente di niente che desse segno che un uomo di grossa corporatura vi fosse rinchiuso all’interno.
Dopo cinque minuti di perplessa attesa il Primo Assistente chiamò:
“Professore! Tutto bene lì dentro?”
Nessuna risposta, nessun rumore.
“Forse si è sentito male” azzardò uno dei ragazzi.
“Ma no, avremmo sentito dei rumori se fosse caduto!” contestò un altro.
“Dobbiamo aprire quella maledetta porta!” sentenziò un terzo.
“Avete ragione” confermò il Primo Assistente “dobbiamo aprire a costo di essere cacciati dalla facoltà per aver fatto fallire l’esperimento. Chi apre?”
“Ma tu, ovviamente!” risposero tutti in coro.
Il Primo Assistente deglutì rumorosamente e si avvicinò rabbrividendo all’armadietto silenzioso.
“Professore…ehm…io devo aprire…è chiuso dentro da un bel po’…”
Ancora nessuna risposta.
Con mano malsicura fece pressione sulla maniglia e spalancò l’anta. Vuoto!
Il pannello di controllo ronzava ancora sommesso, ma il Professore non c’era.
Guardarono meglio, un mucchietto di polvere grigia giaceva sul fondo dell’armadio, ma una folata di vento gelido proveniente dalla finestra aperta l’agitò per un istante e poi la disperse.

mercoledì, giugno 14, 2006

Sogni



Quelli ad occhi chiusi, che facciamo di notte o in ogni caso durante il sonno.
Non quelli coscienti e ad occhi aperti in cui ogni giorno indugiamo per figurarci la
realtà diversa da quella che effettivamente è.
Queste ultime sono solo fantasie senzienti che spesso con il migrare degli anni tendiamo a confondere con la
verità vera della nostra esistenza.
Parliamo invece di quelle immagini spezzate, il più delle volte confuse e blande, che la mente evoca quando i circuiti della coscienza sono disattivati.
Entriamo nella sfera dell’
inconscio, in quel regno indistinto che comprendiamo solo marginalmente.
Isolati da tutte le distrazioni del mondo, della vita che pulsa, sordi finalmente al chiasso in cui restiamo immersi nostro malgrado durante la veglia, percepiamo infine il sussurro che proviene da
dentro.
Sussurro spesso brutale.
Sussurro che ci costringe a vedere cose che la nostra mente pietosa, o che probabilmente dovrei definire complice, è solita celare per evitarci un contatto troppo diretto con il magma che si agita in noi.
Dormienti comprendiamo verità che ci restano precluse durante la veglia, nel sonno prende corpo quel demone capace di trascendere ogni
Etica e che ci pone al di la del bene e del male.

Nel sonno, come nel vino dunque, c’è la verità. Scomoda?
Ebbene si!
Il più delle volte scomoda.
Per questo motivo spesso, e anche volentieri aggiungerei, non ricordiamo i nostri sogni.
La razionalità ancora una volta pietosa, ancora una volta compiacente, provvede a velarli sotto l’ombra dell’
indistinto e ci nasconde nuovamente ogni esecrabile verità.
E in quelle rare volte in cui essi forzano le barriere della coscienza ed
urlano nitide le loro immagini davanti ai nostri occhi, noi siamo costretti ad un faccia a faccia impegnativo e sgradevole con la nostra più intima essenza.
Succede, in quei casi, che presi dal quotidiano che incombe accantoniamo questi fantasmi, li ricacciamo indietro insieme alle loro sferraglianti catene di implicazioni, li costringiamo a svanire muti impedendo loro di parlare.
Se poi apparteniamo invece a quella ristretta cerchia di persone che provano ad ascoltare la voce sommessa dei sogni,
allora abbiamo davvero un serio problema.
Possiamo continuare a rimuginarci anche anni, anche se è trascorso un tempo interminabile dal momento in cui l’evento è stato sognato.
Quelle immagini, comprese le più piacevoli, tornano e ci torturano, insistono a spiegare la loro ragion d’essere restando brutalmente al di fuori dell’
Etica.
E noi, pur comprendendole pienamente, rifiutiamo categoricamente
la nostra mancanza di morale.
Riconosciamo quelle pulsioni ma non vogliamo rassegnarci a quella che è la nostra vera essenza convinti come siamo che l’eticità sia parte imprescindibile della nostra umana natura.
Sognatori!
A questo proposito vi rivelo che un mio amico si dibatte nella pania di un sogno da giorni, sogno invero piacevole, ma nonostante tutto inquietante.
Non ve lo descrivo, ognuno di noi è totalmente padrone della propria sfera onirica e non potrei e non vorrei mai arrogarmi un diritto di sua esclusiva proprietà.
In compenso vi narro il mio di
questa notte.
Surreale, ma persistente quindi
molto preoccupante.
Una persona a me particolarmente cara era in procinto di partire. Ma non si trattava di una partenza per un viaggio e nemmeno di un trasloco…e non era neanche la più tragica delle partenze, quella che si conclude con il trapasso.
Semplicemente
si faceva mandare in orbita intorno alla Terra, data prevista per il rientro…nessuna.
La rampa di lancio era tranquillamente allestita su di un palazzo a molti piani, il razzo aveva già i motori accesi mentre questa persona a me cara, tra il tripudio di parenti ed amici si apprestava a salire la scaletta d’imbarco.
Tutto normale, a parte la malinconia del distacco.
Un bacio, una carezza e poi via tra le stelle,
fuori dalla mia portata per sempre.
Semplice no?
Benché sia lampante il significato, da stamattina la mia testa ci rimugina e quindi suppongo che il mio inconscio abbia compreso molte più cose in pochi minuti di sonno che io da sveglia in tutti questi ultimi mesi.
Che dirvi infine?
Null’altro se non augurarvi una
buona dormita stanotte.

martedì, giugno 13, 2006

Negotium


Finalmente riesco a trovare qualche minuto di tempo per aggiornare il mio blog, perdonatemi fedeli lettori, a volte è davvero difficile conciliare dovere e piacere.

Il mio piacere sta infatti nel mettere in ordine i pensieri e consegnarvi un biglietto in prima fila per assistere al vagabondare delle mie idee. Il dovere invece è costituito da tutte quelle incombenze giornaliere, piccole e grandi, che occupano la maggior parte del mio tempo.

Brutta cosa il dovere, ma senza di esso non saremmo altro che individui incapaci di apprezzare le delizie che si manifestano a noi solo in virtù del contrasto. Come potremmo noi comprendere la piacevolezza di una buona musica se fossimo sin dalla nostra nascita immersi in squisite sinfonie? Come apprezzare la dolcezza del riposo in mancanza di quel formidabile metro di paragone che è la fatica? E la gioia? La felicità? Tutti sentimenti che vivono solo grazie ai loro fratelli gemelli che occupano l’altra faccia della medaglia.

Meglio allora ascoltare tutto il giorno orribili lamenti ed essere poi ricompensati, a sera, da Mozart!

Quindi è necessario veder trascorrere le ore mentre si è impegnati a lavorare, a sudare, a faticare. Quelle ore impiegate in così poco piacevole maniera portano seco la promessa di passatempi più lieti. Sono dense di libri da leggere, di musiche da ascoltare, di prelibatezze da assaporare, di amori da abbracciare, di strade da percorrere.

Perché in fondo lo sappiamo tutti…il piacere sta nel viaggio.

sabato, giugno 10, 2006

Febbre Mondiale


Ebbene si, sono cominciati i Mondiali!
Tutti davanti alla TV (anche io eh...) a godersi le partite. Nulla di male, anzi l'evento sportivo merita attenzione soprattutto in questi giorni dove lo sport latita, sostituito dalle indagini della magistratura.
Quindi ben venga l'esaltazione dell'esercizio fisico, è ben accetta la smania di vittoria, è giustificato lo sventolio di bandiere.
Tutto purchè il gioco si svolga nel rispetto delle regole...
E qui nascono i dubbi.
Che truffe, imbrogli, minacce, inciuci siano solo appannaggio del calcio italia
no non lo credo affatto.
De Coubertin viene celebrato ovunque...almeno in pubblico...poi sottovoce l'economia (come sempre) spadroneggia.
E allora largo agli interessi privati, spazio al peso politico delle singole nazioni in campo, occhio di riguardo alla grande quantità di denaro scommesso.
Il gioco passa in secondo piano, forse anche in terzo o quarto.
Eh sì! Ci sono anche le varie interviste rilasciate dalle fidanzate/mogli/amanti/compagne disperate perchè il loro amore è rinchiuso tutto solo in un lussuoso albergo. Le gentili dame invaderanno talk show e programmi televisivi strappandosi i lunghi capelli, mendicando la clemenza del Mister affinche sia loro concesso anche un solo fugace contatto con l'amato bene recluso.
Crudele la vita, già!
Davvero uno strazio...
Non pensiamoci allora, accomodiamoci in poltrona (soprattutto i fortunati muniti di Sky) e godiamoci la tenzone senza troppe ansie.
In fin dei conti capita solo ogni quattro anni.

E novamente ele chegou com inspiração
Com muito amor, com emoção

Com explosão e gol, gol
Sacudindo a torcida aos 33 minutos
Do segundo tempo
Depois de fazer uma jogada celestial
Em gol, gol
Tabelou, driblou dois zagueiros

Deu um toque driblou o goleiro
Só não entrou com bola e tudo
Porque teve humildade em gol, gol

Foi um gol de classe
Onde ele mostrou sua malícia e sua raça
Foi um gol de anjo
Um verdadeiro gol de placa
Que a galera agradecida assim cantava
Fio Maravilha, nós gostamos de você
Fio Maravilha faz mais um pra gente ver

giovedì, giugno 08, 2006

Divertissement


Sto ancora ridendo!
Ieri sera ho scoperto che con ogni probabilità qualcuno si è risentito per il mio outing "anti semplicità".
Sarà che vado a leggere solo le pagine che mi interessano, sarà che spesso molte persone sono convinte che si parli sempre e comunque di loro, però davvero non mi aspettavo certo di suscitare una tale attenzione.
Prima cosa, chi non si trova in accordo con le cose che scrivo...può tranquillamente non leggermi.
Seconda cosa, credo di avere ogni diritto di esprimere il mio parere in uno spazio mio senza per questo dover suscitare dei sentimenti di pena e/o compassione.
Terza cosa, non è mia intenzione contestare altri modi di vivere. Semplicemente preferisco frequentare gente di tipo diverso.
Tutto ciò è esecrabile?

Non credo.

Parimenti, come io non contesto altri modi di vivere…preferirei che non venisse contestata quella che è una mia personale opinione.
Dopotutto il problema è mio, non vostro! Sono io ad avere ripetuti attacchi di orticaria in presenza di determinate manifestazioni!
Posto, inoltre, che io trovi questa cosa estremamente divertente, mi farebbe però piacere che chi non è concorde con la mia visione del mondo, lo dicesse qui...in modo da fornirmi occasione di rispondere ed aprire un dialogo piuttosto che in zone dove io non andrei mai a leggere (capitemi...la noia è una brutta cosa, da evitare.)
Possibile anche che io cambi idea! (non ci sperate troppo eh!)
In ogni caso, le persone che provano pena per me si tranquillizzino...non è davvero necessario.
^-^
E poi si trattava di un discorso di ampio respiro, non teso a colpire qualcuno in particolare.
I miei pensieri complicati girano e si aggrovigliano intorno a questioni ben più interessanti...tipo...non saprei...la prova apagogica, quella ontologica, la teodicea, il teorema di
Gödel... in definitiva...ho altro da fare.
Non me ne vogliate, quindi, se non siete costantemente nei miei pensieri, ma la mia vita complicata assorbe interamente ogni mia attenzione e queste sciocchezze lasciano il tempo che trovano.
Però avete il merito di avermi fatto ridere di gusto!


Gracias ^-^

Ah…quando sarete nel Regno dei Cieli, non preoccupatevi di pregare per me.

Preferisco l’Inferno.

martedì, giugno 06, 2006

L'Anticristo


"Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tale cifra é 666" (Ap 13, 18).

Li giochiamo al lotto?
O facciamo astrusi calcoli di gematria per stabilire chi sia l'Anticristo?
Preferibilmente un nostro nemico...certo inquitante sarebbe ( alla fine dei calcoli) scoprire che il valore numerico del nostro nome è proprio 666!
Quando verrà il mondo sarà consumato dalle fiamme, quando verrà il giusto non avrà salvezza, quando verrà...avvisatemi prima che mi organizzo ^-^
La verità è che oggi (6-6-06) proprio non si può prescindere da questa visione escatologica e a giornata ormai finita, a parte un lancinante mal di testa che mi affligge, nulla di anomalo pare essere accaduto.
Ma l'Anticristo lavora nell'ombra, potrebbe operare a miglia e miglia lontano da qui per portare a compimento la sua opera di distruzione! Non vi sentite nemmeno un po' inquieti?
Io no, ve lo assicuro.
Con quello che è capace di fare l'uomo non mi pare proprio che la Terra abbia bisogno di un Anticristo per essere distrutta. Stiamo lavorando già efficacemente in proprio per dover delegare il compito ad un estraneo!
Non mi preoccuperei del suo avvento, non mi sconvolge più di tanto la prospettiva di essere consumata tra le fiamme. E poi, potrei anche essere chiamata tra le sue armate!
Sarei a mio agio nella schiera dei dannati che marcia contro i giusti.
Quindi attenzione.
Basta...non ho altro da aggiungere per stasera, fa freddo nello scriptorium e il pollice mi duole (cit.) quindi vi auguro buonanotte. ^-^

lunedì, giugno 05, 2006

L'erba del vicino...



L’erba del mio giardino è un po’ a chiazze.

Macchie di verde brillante alternate ad isole opache, ingiallite, rade. Erbacce quante ne volete! Per una piantina che estirpo ne spuntano altre dieci pronte a gridare vendetta.

Nulla a che vedere con quei bei prati inglesi compatti e curati dove nemmeno un filo d’erba è fuori posto, tutto preciso e rasato, irrigato e controllato e le erbacce null’altro che uno spauracchio lontano.

Dal balcone guardo il giardino della mia vicina ( che è inglese…pensate la coincidenza!) smeraldo e pulito e curato e bellissimo da vedere. Rigoglioso. Tantissime piante, tantissime rose, le mie quattro piantine impallidiscono ridicole al confronto.

Urge un controllo!

Vado dalla mia vicina.

Dal suo balcone guardo il mio prato…sorpresa! E’ smeraldo e pulito e curato e bellissimo da vedere!

Il mio giardino non ha nulla da invidiare al suo…

Urge un ulteriore controllo!

Mi siedo sul muretto di cinta, confine equanime tra i due prati in tenzone.

Guardo il mio…non appaiono chiazze.

Guardo il prato vicino…nemmeno lì appaiono chiazze.

Ma forse l’erba del vicino pare più bella solo perché sfugge al mio occhio severo?

Sono solo la lontananza, la prospettiva a farla sembrare più verde.

Curioso, siamo immersi nelle nostre cose e ci paiono vili e monotone, invidiamo quelle degli altri solo perché distanti da noi…non ne vediamo i difetti perchè da dietro il muro di cinta tutto pare perfetto.

Cosa volevo dire con ciò? Nulla…solo una riflessione di mezza sera.

Alla prossima.