EffimeraMente

Pensieri in continua mutazione ed evoluzione

lunedì, luglio 31, 2006

Zeno, il mio mito


Leggendo già le prime righe della Coscienza ho avuto l'immediata consapevolezza che io non sarei mai riuscita a scrivere in quel modo.
Invidia?

Beh si..una punta d'invidia c'era.
Ma soprattutto era un'osservazione mai fatta in precedenza...sarà che da quando scrivo più assiduamente mi considero ormai "collega" ( molto spesso a torto eh ) di geni assoluti come il buon Ettore.
E la cosa mi appare alquanto strana perchè mai avrei pensato a me stessa come appartenente alla categoria, almeno prima di quest'ultimo anno.
Ho maturato consapevolezza almeno, buona cosa.
Quindi la lettura procede con due occhi diversi e fusi insieme. Quello che subisce e rimane affascinato dalla profondità e poderosità dell'opera e che insaziabilmente torna a confrontarsi con essa ciclicamente per il desiderio urgente di coglierne ogni infinitesimale sfaccettatura.
C'è poi l'occhio che ammira la tecnica, la sapienza e la maestria dell'autore e che cerca di carpirne i segreti così da poter sperare in un giorno lontano di riuscire a scrivere a sua volta almeno una pallida ombra di questo capolavoro.

In definitiva, e ve lo confesso, Zeno sono io.
O almeno, gran parte del libro è stata scritta per me.
Tranne le "ultime sigarette".
A differenza del Cosini, mai e poi mai aspiro ( ehhe ) a liberarmi del mio piccolo vizio.
Ma ugualmente la mia intera esistenza è costellata da U.S. vale a dire da propositi ferrei che ho sempre tradito il prima possibile.
Mancanza di volontà o volontà di potenza?
Voler affermare ad ogni costo la mia libertà...anche verso quei proponimenti che non erano altro che miei...
La psiconalisi urge...mi pare evidente.
Sono io stessa malata, vivo e non so perchè vivo.
Agisco e la vita trasmuta il mio operato in qualcosa di diverso da quello che era il mio intento originario.
Subisco ( ah come non amo subire! ) un'infinità di costrizioni, decisioni, oppressioni dalle cose che mi circondano.
Inabile come Zeno al lavoro, condurrei la mia esistenza in mezzo ad ozi piacevoli e stimolanti.
Abitudinaria come lui, muoio là dove metto radici e non so risolvermi a mutare la mia condizione.

Amo coloro che amo con un sentimento scettico, costantemente pieno di interrogativi e dubbi.
Come se abbandonarmi ad un amore cristallino e sano fosse per me impossibile.

Però non suono il violino.

Alla prossima...vado a leggere il capitolo sul matrimonio che è quello che preferisco in assoluto
^-^

domenica, luglio 30, 2006

Amnesia


Luoghi inviolabili
della memoria
soltanto gli orli un po' sfocati
ma così indissolubili
e così... troppo intensi da dirsi


Stamattina me ne stavo tranquillamente sdraiata in giardino dopo una rilassante nuotata in piscina a leggere per l’ennesima volta la “Coscienza di Zeno” con un fresco soft drink appoggiato sul bracciolo del lettino (eh si ragazzi…sono comunista vero, ma pure edonista…cerco di trattarmi bene quindi ^-^ ) e la radio accesa ha trasmesso un brano che onestamente in condizioni normali avrei degnato della mia preziosa attenzione per non più di tre…quattro secondi.
Ma la mia predisposizione di spirito ultimamente è abbastanza avversa, direi di più…complicata, ed inoltre è cosa abbastanza comune nei momenti di maggior dolore o affanno lasciarsi avvolgere anche dalle inezie più insignificanti quando ci pare che esse parlino di noi e delle nostre sofferenze...quindi giustificatemi. ^__^

dimentica quello che è stato
comunque non ritornerà

dimentica le mie parole
se puoi perdonaci
non sempre c'è un lieto fine


dimentica l'amore
forse
anche il dolore passerà
dimentica le cose belle

e tutto il male sai di colpo sparirà

Insomma ho chiuso il libro (perdonami Ettore! ) ed ho ascoltato…il testo, da me ricercato grazie a San Google, lo leggete sparso in questo post… come dedica e augurio per me stessa.
Perché anche se la pagina è stata voltata, la mia terribile e implacabile memoria in ogni caso non mi da tregua.

E invece ho bisogno di amnesie.

Parziali, certo…non è mia intenzione cancellare in toto gli ultimi anni, ma su determinati accadimenti è giunta l’ora di spegnere i riflettori.

Il guaio è che con una punta di masochismo continuo ad indugiarci su, mi ostino a rivivere cose morte e sepolte che in ogni caso non potranno mai essere riesumate.

Ovunque io sarò
comunque mi resterà

qualcosa... di te
forse attimi ma... eterni

dimentica tutti quei giorni
perché l'amore è fisico
gli addio e i ritorni
era una storia che... viveva in bilico


Anche nell’ipotesi del miglior happy ending quei giorni sono ormai andati.
L’obbiettivo è uno solo: concentrarsi sul domani perché la vita scorre irrimediabilmente in un’unica direzione senza mai concederci l’opportunità di ripassare dal via come a Monopoli.

Che alternativa avevo?
Subire, stare in silenzio, non poter scrivere qui sul blog le cose che accadevano per non contrariare la nuova titolare in carica, vederlo di nascosto, continuare a tradirla come abbiamo fatto in queste sere…ne valeva la pena?

Già “succedere” a me è compito arduo ( si lo so…direte che sono presuntuosa…ma potete scommettere quello che volete, è la pura e sacrosanta verità! ^__^ )…non è mia intenzione complicarle la vita, non se lo merita poverina…lei non si è mai messa tra noi.

La questione è semplice:
non lo volevo più perché mi asfissiava, quando non è stato più mio ho voluto riprenderlo indietro.

Ma non basta tirare un guinzaglio per riportare da noi coloro che amiamo ( o che abbiamo amato).

Alla fine preferisco lasciarle il piacere di scoprire giorno dopo giorno quanto vale l’uomo di cui si è invaghita…quell’ identico piacere che io ho provato sulla mia pelle!
Ho taciuto fino ad ora, mi aveva chiesto di non rovinargli l'incontro (caro ex amore...non te l'ho rovinato come promesso...io mantengo sempre le mie promesse, cosa che tu non sei capace di fare) ma adesso che si sono incontrati onestamente non sento di avere più obblighi verso di loro. Che affrontino le menzogne da soli...se lei viene a leggere in questo blog mi dispiace, ma deve pur rendersi conto in quali mani ha affidato il suo cuore.

Direte...è una vendetta! Per questo voglio dimenticare, per azzerare la rabbia e il rancore che ho dentro.
Non voglio più avvelenarmi da sola, non mi fa affatto bene.

un sentimento così forte
che spesso passa il limite
non vuoi lasciarlo andare

perché infondo sai... che non ti lascerà

dimentica il dolore
forse
l'amore ti ripagherà
dimentica tu fallo per me
che ancora non so... dimenticare te

Ho troppi impegni, troppi interessi, troppe cose da gestire, da pensare, da scrivere, da leggere, da sperimentare, da vivere per poter continuare a voltarmi indietro inseguendo i fantasmi di quello che è stato un capitolo bello e nello stesso tempo terribile della mia storia.
Esso non è l’unica cosa che ho avuto e che ho, ma solo un piccolo tratto del mio vagabondare.
Mi rappresenta solo in parte.
Quindi…dimentico.
E della Coscienza e di Zeno che dovevano essere l’argomento serio di questo post ve ne parlo domani…giuro…non accendo la radio!
Solo Mozart domani

^-^

dimentica perché
io ancora non so
dimenticare dimenticare...

venerdì, luglio 28, 2006

Uno sporco lavoro.

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante

dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.


E’ difficile scrivere, aprire le valvole e lasciar scorrere tutto quello che intasa i condotti.
Eppure ancora una volta affermo convinta che non vi è miglior terapia.
E’ complicato assecondare il flusso di idee, assoggettarle alle leggi della fisica e costringerle a subire i necessari rallentamenti del processo di scrittura.
Il desiderio che la parola si materializzi come per incanto sullo schermo è così tanto violento da rendermi ormai impossibile l’utilizzo di carta e penne reali.
Sono un’anima condannata alla tastiera.
E mentre penso alla frase che creo, ne spunta un’altra già pronta a partire così subitanea che spesso non ho il tempo di conciliarla amichevolmente con quella che l’ha preceduta.
Inoltre bisogna pensare alla costruzione logica del discorso che deve essere rigoroso, profondo e ricco di spunti. Colmo di sensi palesi e nascosti ( meglio quando i sensi sono nascosti…lo scritto assume valenze poliedriche ).
Poi con certosina cura si devono cercare le parole più adatte affinché non siano desuete all’eccesso o comunemente volgari.
E scegliere lo stile, orchestrare la musicalità della frase in modo da rendere la lettura piacevole e catturare così "la preda" senza infliggerle una noia mortale.
Infine il tanto temuto labor limae che costringe l’autore ad infinite revisioni del testo, lo sfinisce e lo angoscia perché chi scrive è ben consapevole che tra tutte le parole esistenti in tutte le lingue del mondo ce n’è, fuori da ogni ragionevole dubbio, una migliore di quella che ha appena utilizzato!
Quindi credetemi…è un lavoraccio...
Ma quando la voglia mi assale non c’è soluzione.
Devo sospendere ogni cosa e sedermi qui alla tastiera.
Si tratta d’istinto?
Forse…non saprei dirvelo.
So solo che capita.
Ma a voi, fedeli lettori, non posso mentire!
Confesso, ho calcato la mano. ^-^
Non scelgo le parole, non abuso della lima.
Di solito tutto quello che leggete, qui o altrove, è figlio di un’unica stesura.
Scrittura di getto.
Anche l’ordine logico…non lo stabilisco a priori.
Ad ogni parola si aggiunge la parola seguente, ad ogni frase…stessa identica cosa.
Il problema è filtrare.
Stabilire quello che voglio lasciar sfuggire da dentro e le cose che invece preferisco tener sotto chiave.
Non tutto può essere detto, almeno non tutto e in una volta sola.
Si tratta nuovamente di un puzzle ( li adoro ^-^ ) così vi lascio in giro tasselli di me.
Componeteli, poi mi direte se il quadro vi piace.

PS…vedete quanto sono vanesia? ^-^

Pensieri


Da bambina credevo che il mio piccolo mondo fosse il centro del mondo.
Tutti i miei affetti, tutti i miei oggetti erano le uniche cose che stimassi importanti e la sera nel letto pregavo, eh si…ancora non ero l’anima nera che poi sono diventata, il buon Dio che lasciasse le cose ferme ed immobili così com’era a quel tempo.
Con mio padre e mia madre, giovani ed in buona salute.
I miei fratelli, i miei nonni.
Tutto a fare da guscio ovattato in cui rannicchiarmi sicura.
Se avessi potuto avrei voluto fermare l’istante in cui ogni cosa mi appariva certa e tranquilla, senza ombre o minacce.
Ovvio che non fosse possibile.
Il Tempo ha sgranato la trama di quella coperta di sogni in cui mi avvolgevo la sera nel buio della mia stanza, l’ha sporcata e lacerata in più punti.
E il mondo di fuori è trapelato attraverso gli strappi accendendo luci che nemmeno immaginavo ci fossero.
Ho visto il dolore, la pena, lo schifo.
Ma ho visto anche la bellezza di albe e tramonti, ho sentito l’amore di coloro che non erano miei consanguinei.
Gli amici, gli uomini che mi hanno amata. Quelli che io ho amato.
Attraverso quei fori sono passati i boccioli della primavera, gli odoro, gli umori, l’acqua salata di un giorno d’estate, le foglie ingiallite d’autunno, il caldo tepore delle coperte in inverno.
E’ passata la vita.
Si è insinuata sempre più a fondo facendosi strada con le mani sporche di sangue, accompagnata da pianti strazianti e grida di gioia.
Ha scavato e mi ha dilaniata, mi reso più forte…più fragile spesso.
Mi ha violentata e traviata, abbattuta e poi rialzata.
Ha trasformato una bimba che leggeva montagne di libri in una donna strana, inquieta.
Che voglio?
Saperlo…il tempo delle certezze risale ormai all’infanzia.
Non ho libri di fiabe, adesso le storie le narro a voi che leggete.

giovedì, luglio 27, 2006

Post da crisi di astinenza ^-^


Notte!
Ancora notte.
Sono sincera, andrei a tuffarmi giù in piscina sotto questo cielo nero senza stelle.
E lasciarmi avvolgere dall'aria tiepida profumata di sale mentre mi dissolvo nell'acqua trasparente.
Ho voglia di vita, stanotte.
Di te (solo di te) da tenere accanto e baciare fino a perdere il fiato.
Per sprofondare dentro i tuoi occhi verdi e perdermi...e perdermi ancora.
Senza parlare, tra la voce sommessa dei grilli nascosti in mezzo alle foglie.
Allora sarebbero mute carezze con mani tremanti, sussurri e bisbigli, sorrisi...infiniti sorrisi.
Peccato..sono sola stanotte.
Niente sorrisi, niente bisbigli, niente carezze!
Niente di niente.
Meno male che venerdì torni!
^-^

Buonanotte!

(mi manchi!)

mercoledì, luglio 26, 2006

One of Them


Questo post è stato scritto stanotte…vi avviso prima di leggere, così perdonerete le possibili incongruenze presenti.

^-^

C’è troppo caldo, non si riesce a dormire e il letto vuoto di certo non invoglia.
Avere un marito che viaggia ha però anche i suoi vantaggi.
Posso restare alzata di notte a chiacchierare, pensare, riflettere, fumare senza dover dare conto a nessuno dei miei orari impossibili.
Io amo sopra ogni cosa essere libera, chi mi conosce lo sa.
Mio marito sa che il modo migliore per tenermi legata è lasciare aperti i miei spazi, senza costrizioni.
Sto amando anche questo blog che mi consente di dire le cose che voglio, nel modo che più preferisco.
Con un racconto, a volte. Ma decido io quando scrivere uno dei miei racconti.
Sono sempre io a decidere se comunicarvi la mia tristezza…o la mia felicità.
Chi mi conosce capisce il mio umore dallo stile che uso.
Adesso non ho voglia di farvi sapere se sono triste o felice, anche perché non sono né l’una né l’altra cosa.
Adesso sto premendo un pulsante.
Ogni sera mi siedo e premo un pulsante ogni 108 minuti.
Perché? Dov’è il senso?
Non so.
E’ meglio parlare di Lost…e di pulsanti da premere.
Ormai è una droga, se non guardo le mie due puntate quotidiane non sto bene…quando saranno finite suppongo che ricomincerò da capo alla ricerca dei sensi perduti.
Quelli di voi che non lo seguono non hanno idea di cosa stanno perdendo.
Perché in questo momento è la descrizione della vita più convincente che trovo in circolazione.
Non siamo noi tutti persi in un paradiso terrestre, soli e senza speranze?
Non abbiamo tutti noi il nostro personale e sporco lavoro da compiere senza che ci venga fornito un plausibile motivo per farlo?
Abbandonati nel mondo con il nostro bagaglio di esperienze, con i nostri ricordi a farci da pungolo ostile il più delle volte, riusciamo a mostrare di quello che siamo soltanto la cima dell’iceberg.
E chiunque è “altro” per noi. E siamo noi stessi “altri” per gli altri.
One of Them…siamo noi tutti “uno di loro”.
Il nemico esterno che invece di unire separa ancora di più, perché superare le nostre paure…le nostre diffidenze reciproche... è impossibile.
Nasciamo, cresciamo, viviamo e schiacciamo pulsanti ogni 108 minuti.
Nessuno ci ha mai promesso nulla, nessuno ci ha mai garantito che il nostro operare serva a qualcosa.
Abbiamo mille domande, montagne di richieste inevase, di dubbi irrisolti, di speranze frustrate ma non possiamo ottenere risposte, dobbiamo lasciare che sia la Fede a sorreggerci!
Se sono un uomo (donna eh…uomo in senso generale) di Fede ogni cosa, anche la più insignificante, si veste di un significato più alto.
Ogni cosa accade perché una Volontà superiore alla mia, piccola e inutile, decide di farla accadere.
Se sono uomo di Fede, non esiste libero arbitrio.
Agisco nell’ambito che mi è stato assegnato, sto dietro alla scrivania a premere un bottone ogni 108 minuti senza sapere nemmeno il perché.
La mia Fede non chiede, la mia Fede ubbidisce.
L’uomo di Fede sa che la sua retta condotta avrà la ricompensa nella vita dopo la morte.
Ma io che non sono uomo di Fede che faccio?
Io quale mercede riscuoto alla fine di tutto?
Sono spiacente, ma non credo nell’oltre.
Io credo nell’ora.

Con furiosa impazienza.
Perché tutto quello che io ora non vivo è perso, sprecato.
Lasciato andare nel vento.
E non torna.
Io agisco per essere felice, non a lungo termine.
Adesso.
Cicala, lo so.
La formica è sempre stata una rompicoglioni!

martedì, luglio 25, 2006

So sorry


Avevo la bussola al contrario.
Era una notte senza stelle e senza luna, le mappe capovolte e probabilmente passavo sopra l'isola di
Lost.
Lo sapete, a sorvolare quell'isola si incappa nel serio rischio di precipitare e schiantarsi.
Non mi sono schiantata però.
4 8 15 16 23 42....execute!
Appena in tempo.
Ma ho toccato le foglie, oh si.

Le ho sfiorate con la punta delle dita, ho sentito il profumo del terriccio inumidito dai vapori della notte. La nebbiolina bianca mi ha avvolta e ho perso il controllo.

Gli strumenti di bordo, quelle povere cose vetuste che ho trascinato con me in questa nuova impresa, adesso hanno gravi avarie.
Ma credo di riuscire a riparare anche quelle.

Dopo questa pericolosa picchiata sto provando a riprendere quota.
Ah...e un po' di zavorra è caduta. Positivo almeno questo, non vi pare?
In compenso il mal di testa è rimasto, mi fa compagnia costante e non si rassegna di lasciarmi in pace.

Ma ho dormito poco, è normale.
Resoconto finito, passo e chiudo sui fatti miei.
Davvero questo blog sta diventando una cosa lagnosa...mi annoio da sola a rileggerlo!

Da domani ricominciano le lezioni di filosofia ( è John Locke nell'immagine )
Promesso.

Perchè?


Post alle due di notte perchè non so che cosa fare.
Perchè sono come un topino intrappolato in un labirinto, piccola cavia da laboratorio che qualsiasi parete tocchi ogni volta prende la scossa.
Perchè vorrei piangere e disperarmi e urlare e spaccare tutto e invece devo stare qua in silenzio perchè tutti dormono.
Perchè ho tante responsabilità, ma non sono solo mie.
Perchè davvero vorrei poter rimediare e non c'è più tempo.
Perchè sono una scema che non ascolta e deve fare tutto di testa sua.
Perchè non cala una mannaia su questa testa che continua a sbagliare?
Perchè non posso dormire senza sogni, senza incubi, senza pensieri, senza speranze, senza rimpianti?
Perchè sono costretta a scrivere qua il mio dolore e la mia rabbia e non posso fare altro.
Come se la pessima scrittura fosse la giusta terapia alla stupidità.
Perchè mi sento piccola ed indifesa e sola e non ne posso più.
Perchè mi vergogno a dire a voi quello che sento, ma nello stesso tempo so che se non metto fuori tutto ciò che ho dentro stanotte esplodo.
Perchè è difficile, maledettamente difficile fare quello che deve essere fatto. Per me prima di tutto.
Perchè io che fumo poco stasera ho fumato un pacchetto intero ed è grave.
Perchè vuol dire che sono fuori controllo e io odio essere fuori controllo.
Perchè sto male e non voglio stare male.
Perchè so già che mi mancherà sempre e questa non è l'ennesima crisi di astinenza, ma qualcosa di molto peggio.
Perchè ho mal di testa e sono stanca eppure non riesco ad andare a letto.
Perchè spegnere stasera questa stupida macchina è come calare il sipario una volte per tutte.
Perchè ho elencato una folla di perchè senza senso.
Perchè adesso sono più calma e ho smesso di piangere.
Perchè ancora una volta la terapia ha funzionato.

(Perchè tu lo sai che io ti amo.)

lunedì, luglio 24, 2006

Take off


Non si parte da zero.
Avanziamo, ma non deponiamo mai il fardello del nostro essere.
E’ necessario fare i conti con esso per poter almeno darsi pace.
Non dico un pareggio, no. Non si tratta di pareggiare partite o di sentirsi in vantaggio su ciò che stato.
Io non so lasciare le cose sospese. E’ un mio problema, me ne assumo ogni responsabilità.
Non sono capace di fare spallucce e voltarmi.
Quindi non parto da zero.
Ho tanta di quella zavorra da lasciare andare giù che almeno per i primi tempi la mia mongolfiera volerà bassa, raso terra diciamolo pure.
Sopportate.
Incrociamo le dita quindi, non sarebbe piacevole schiantarsi contro un picco…o più realisticamente contro un ripetitore televisivo, sigh!
Ho anni di macigni accumulati che devono rotolare, il dramma è che spesso mi sento come Sisifo al contrario.
Ogni volta che ne lascio andare uno, questo per nemesi rimbalza indietro e me lo ritrovo tra i piedi più ingombrante di prima.
O magari ho solo voglia di un po’ di giustizia.
O forse è che proprio non so perdere.
O più probabilmente non accetto che non sia io a condurre il gioco.
Non mi piace subire le decisioni altrui, non lo tollero.
Nemmeno quando sono a mio totale vantaggio.
In quei casi sono capace di ribellioni ad oltranza.
Invidio coloro che sanno deporre le armi ed accettare il naturale svolgersi delle cose, io non sono così.
Ovviamente sono una pessima diplomatica e, cosa ancor più grave, una pessima stratega.
Mancanza di pazienza suppongo.
Non ho mai saputo attendere nell’ombra che maturassero i tempi, io vado all’assalto, arma bianca in pugno, in prima linea.
Di solito mi faccio male subito.
Però non mi arrendo, per le cose in cui credo sarei disposta a sacrificare la vita.
Problemi congeniti dell’essere utopista.
Ma alla fine le cose in cui credo sono sempre ad un passo oltre la mia portata.
Sfuggono e continueranno a sfuggire sempre.
E’ così difficile vivere sapendo di essere soli sempre e comunque, anche in mezzo alla gente, anche accanto alle persone che amo.
Forse è giunto il momento di sospendere tutto. Di lasciarmi trasportare dalla vita senza pretendere di analizzarla.
Bandiera bianca, dunque.
Mi arrendo…
(per ora).

venerdì, luglio 21, 2006

Cambio di rotta


Torno lentamente alla normalità.
La Sardegna resta placida al suo posto in mezzo al mare, la mia casa riprende il consueto aspetto da campo di battaglia che ha di solito (non sono una gran maniaca dell'ordine), l'acqua della piscina in giardino è di nuovo cristallina, il mio umore va gradatamente migliorando, l'antico amore ha raggiunto attraverso gli scarichi del water il posto che degnamente gli compete giù nelle fogne (stronzo che galleggia tra gli stronzi), scrivo di nuovo e mi diverto pure... io dico che va bene, no?

Nel gioco di equilibri che è la mia vita sono così abituata a districarmi tra passioni e affetti, tra doveri e piaceri, tra famiglia e libertà che la tranquillità mi sembra strana.

E' una stasi, non so cosa succederà in seguito.

Vi avviso dunque, questo non è un post...è un raccordo autostradale.

Anzi no..meglio...un cartello di cambio direzione.

Sto andando da un'altra parte e voi con me amici che leggete.

Perchè dove vado io, se continuerete a seguirmi, verrete anche voi vostro malgrado.

Non chiedetemi dove, non lo so. Ma come ho già detto in altre occasioni ( e non sono l'unica a farlo) il piacere è sempre e comunque nel viaggio.

Cosa lasci, cosa trovi, dove sarai, con chi sarai...è tutto ininfluente.

Sei tu in ogni caso, sei tu che cresci ad ogni passo, sei tu che muti e cambi e vivi e guardi le cose con il tuo occhio particolare.

Imprigioni ogni paesaggio dentro di te, ne sfrutti l'essenza a tuo uso e consumo, lo rielabori per riviverlo ogni volta che vorrai.

Assorbi ogni sensazione e ne fai tesoro senza nemmeno rendertene conto per chiederti poi un domani il perchè di quel sogno che ti ha destato durante la notte.

Quel sogno è figlio di ogni attimo che hai vissuto, di ogni metro del tuo viaggio.

Quel sogno sei ancora una volta tu sotto mentite spoglie mentre parli a te stesso di vicende lontane, perse nel tempo e nello spazio.
Che tu stia narrando di coste rosate battute dal vento o di vaste pianure smeraldo sotto il sole di luglio non ha alcuna importanza.

Sono tutte tappe del percorso.

Tasselli del tuo grande mosaico che scambi per volgari pietruzze colorate da quattro denari.

E invece bisogna tenere ogni cosa in gran conto.

Come un vampiro sensoriale, io non mi nutro di sangue ma di tutte queste emozioni.

Mi cibo di ciò che vedo e tocco.

Ne ho bisogno per guardare sempre meglio, per ascoltare con maggior attenzione.

Ho bevuto le coste in Sardegna conficcando i canini nelle pietre.

Adesso ho ancora sete.

giovedì, luglio 20, 2006

Scrivere

Oggi non è giornata! A parte che sono incazzata, ma proprio non mi va di scrivere.
Mi sono alzata tardi stamattina e ho mancato l'appuntamento con l'alba che mi sta ispirando ultimamente.
Quindi per compensanzione (o contrappasso, fate voi) vi lascio una cosetta di qualche tempo fa proprio sullo scrivere.

Scrivere ( e leggere )

Io non scrivo rime.
Le idee che si rincorrono a perdifiato nella mia mente, che si assiepano le une sulle altre in un’infernale ridda spesso priva di ordine non riescono mai a vestirsi della musicalità che una rima richiede, non ne sono capace.
Quando gioco con le parole, spiccano nere sul bianco della pagina solo frasi, lunghe e articolate.
O brevi e spezzettate.
Potrei osare e dire che scrivendo libero l'essenza vera, autentica, rinchiusa dentro me.
Azzardo e dico, presuntuosa, che descrivo l'anima mia, bellissima prigioniera di una teca di vetro mentre cozza contro pareti trasparenti simile ad una libellula accecata dal sole d'estate che ansiosa cerca una vita d'uscita e non la trova, serrata in uno spazio liscio privo di appigli e di screpolature.
Dove la possibilità di evasione è pari allo zero assoluto.
Costretta in una stanza senz'aria, soffocando anela a respirare a pieni polmoni.
Posso insistere e aggiungere che scrivere è libertà, è esplosione dei sensi immaginati, è vita per interposta persona, è sogno o forse delirio.
Come vi pare.
Come meglio vi aggrada.
E' l'idea che rotola e rimbalza, si affina dolcemente trasformandosi da brutto bruco rinchiuso dentro un bozzolo in crisalide per poi diventare farfalla multicolore e variegata, pronta a volare di mente in mente, felice di trasmigrare dalla mia testa nella testa di un altro, di colui che legge e sogna i sogni che io descrivo e sente gli incubi che io stessa sento.
E' trasmissione del pensiero, è condivisione dell'emozione, è voglia di urlare bisbigliando nelle menti durante il sonno, quando siete assopiti con il libro scivolato dalle mani e le frasi lette penetrano e scavano la corteccia celebrale, incuneandosi nel fondo, scendendo giù, sempre più giù, fino a toccare il limbo della coscienza.
E lì mettono radici profonde, mai nemmeno immaginate e che smarriamo al nostro risveglio, ma esse non avvizziscono poiché si nutrono del nostro sangue e così modificano il nostro cuore.
Le parole scritte e poi lette, fossili di ammoniti dissolte di cui resta l'impronta, l'immagine di ciò che fu un tempo e che sarà poi di nuovo nel nostro ricordo, o meglio, nella nostra fantasia.
Parole fraintese, che assumono molteplici sensi e diversi significati. Se una rosa è una rosa è una rosa, perchè per te diventa una margherita? Perchè il senso è traviato dalla retta via da me cominciata, perchè la tua esperienza singolare muta la valenza di ciò che io scrivo?
Lettore, simile a me in tutto ciò che è muscoli e sangue, sei diverso dentro l'anima!
Sei altro da me e non un mio fantoccio, o simulacro, che buono e muto assorbe ogni frase da me scritta.
Tu modifichi il mio lavoro, lo elabori e lo sconvolgi.
Gioca tu adesso con le parole da me messe sul tavolo verde e scomponile in un puzzle tridimensionale dove ogni pezzo non ha una precisa collocazione, ma cambia ogni volta e modifica il senso della frase.
Così tu cambi il senso della vita. La mia, la tua.
Perchè scrivo?
Per gioco, per presunzione.
Per vanità.

mercoledì, luglio 19, 2006

Vacanze (ovvero quello che avrei dovuto scrivere ieri)

In vacanza ho in via definitiva appurato di detestare l'aria condizionata (quella è la mia mano).

Restare chiusa dentro in atmosfera protetta mentre il mondo scorre al di fuori del finestrino è inconcepibile, almeno per me.
Vero è che, come vi ho già detto ieri, non sono stata molto presente durante le settimane appena trascorse, ma qualche attimo di lucidità sono riuscita ad averlo in ogni caso.
Soprattutto quando si trattava di andare in giro!

Preferibilmente lontano dalle strade canoniche ed asfaltate.
Quindi con cartina topografica alla mano ho trascinato i miei sfortunati compagni di viaggio attraverso zone improbabili battute il più delle volte da greggi di pecore.

Alla ricerca di cosa?

Ah ma c’era sempre un qualcosa da vedere…un menhir semisepolto dall’erba alta, un nuraghe diroccato sul picco di un monte, una caletta semideserta dall’acqua verde e azzurra e poi di nuovo verde, dei cespugli arroccati a dispetto di qualsiasi legge di gravitazione universale con le radici salde nel terreno pietroso e i rami sporti
vertiginosamente in basso. Perché andare al chiuso di un locale a cenare o a ballare sotto le luci artificiali quando invece la vita, l’universo e tutto quanto (e si…finalmente ho finito di leggerli tutti) sono lì a due passi, a portata di mano?
Una costa frastagliata ha un fascino incomparabilmente superiore alla più bella delle donne (direte…bella forza, sei una donna che te frega? ) non cavillate e seguite il mio ragionamento! Una costa frastagliata è viva sotto gli spruzzi d’acqua, con le sue cale e i suoi segreti, con i suoi abissi e cambi d’umore, a tratti scogliosa ad altri sabbiosa. Invita e respinge, propone e nega. Ha zone inaccessibili che apre solo ai più audaci, a coloro che decidono di correre il rischio di avventurarsi lungo le sue forme. E’ materna nei suoi tratti sicuri, accoglie tra la sabbia morbida e bianca anche i più timidi. E’ Medea quando di colpo sprofonda nel mare in un tuffo e ti abbandona tra i flutti senza possibilità di ritorno.
Di una costa frastagliata ci si può innamorare e non riuscire a staccare più lo sguardo da tutto quel granito rosato e furioso che taglia l’azzurro del cielo.
Restare ferma su uno scoglio a picco sul mare, a picco io pure, e guardare le onde ribattere e ribattere ancora, vedere la spuma sollevarsi in guizzi ogni volta diversi, acrobatici e folli, lasciarsi bagnare da quell’acqua violenta, da quelle gocce salate indomabili. Sentire il sole scivolare sulla pelle, entrare attraverso i pori e asciugare ogni dolore (si lo so…non è così facile o duraturo…ma per qualche momento funziona).
Insomma…la Gioconda è solo un inutile quadro appeso in un museo!

Nulla contro l’arte eh…ma questa è la vita!

E’ il movimento delle cose, è l’energia che fluisce, è l’impossibile da fermare…bloccare…fotografare…descrivere.

E’
l’Assoluto che sfugge ancora una volta, che ci deride mentre ci mostra la sua effimera bellezza.
Per questo si va in vacanza!
Non per stare chiusi in un albergo-villaggio-campeggio-casa.
Non per andare a mare tutte le mattine a spalmarsi di crema solare,
a leggere rivistine con veline o il best seller cazzata dell’estate.
Si va in vacanza per trovare il tempo di vedere la vita almeno per qualche giorno all’anno, per sospendere quei ritmi infernali che ci infliggiamo durante tutti gli altri mesi.
Poi certo…se preferite viaggiare con l’aria condizionata in auto su una bella e comoda autostrada così da raggiungere il prima possibile il vostro bel ristorantino al chiuso (no amore…non stiamo fuori che fa caldo e si soffoca…meglio dentro che c’è l’aria condizionata) per mangiare “gamberoni decongelati su prenotazione”…ah beh…cazzi vostri!
Chi sono io per venire a sindacare le vostre scelte?

Qua si chiacchiera e basta!
^_^

martedì, luglio 18, 2006

L’eterno ritorno dell’uguale… (maybe)

Eccomi qua, sono tornata. Ero partita? Avevo dichiarato espressamente la mia ferrea volontà di perdermi e invece…

Sono partita e sono ritornata e non mi sono persa affatto.

Bella la foto eh? Scattata con la mia fotocamera…io però non c’ero.

O se c’ero ero un fantasma.

La sabbia calda non ha scottato i miei piedi, l’acqua cristallina scivolava fresca sulla mia pelle senza bagnarmi, le coste frastagliate ed i picchi si sono fatti trasparenti per permettere ai miei occhi di guardare altrove.

Insomma io lì non c’ero.

O forse non c’era la parte più importante di me che ha pensato bene di concedersi una vacanza per gli affari suoi e se n’è andata altrove! (oh be…io so perfettamente dove e aveva anche il mio consenso)

Quindi davvero non saprei che raccontarvi, scusatemi.

Queste sono le prime righe che scrivo da quando sono andata via, non ho preso appunti e non ho meditato. Troppo assorbita nei miei casini.

Mi sono incazzata, ho sperato, sono stata felice e disperata insieme, ho mandato più sms in queste due settimane di quanti ne abbia mai mandato in tutta la vita!

Che poi è difficile per me condensare un “ti amo” in un breve sms! I miei “ti amo” sono sempre infestati da ridde di parole di accompagnamento! Che poi non servono a nulla eh…ne i “ti amo” ne tutto il resto.

Diciamo che adesso di prima mattina (unico momento calmo della giornata prima di ripiombare nel casino infinito che è la mia casa post trauma vacanze) davanti a questo foglio elettronico bianco provo a far nascere una me diversa. Quell’antica mi ha veramente rotto i coglioni! (scusate il turpiloquio ma mi serviva un valido rafforzativo)

Parto dalle ceneri come ogni brava fenice o presunta tale.

Ceneri e macerie.

Non giudicatemi, ve ne prego. Un blog serve ad aprire l’anima e se siete amici a passare di qua e a leggere…non giudicatemi, vi prego.

Anche perché non è affatto facile per me confidare le cose più intime.

Cinque anni e mezzo! Può durare una storia di quelle che si chiamano “virtuali” cinque anni e mezzo?

Pare di si.

Ci siamo visti quattro volte, l’ultima a luglio del 2003.

Siamo stati pazzi, vero? Però era bello. Non so se riuscite ad immaginare l’emozione che si prova quando vedete la persona che amate più di ogni altra cosa che aspetta appoggiata all’auto mentre si scende da un treno o si esce da un aeroporto. Ci si bacia con timore. Si ha paura dopo un anno di distanza che sia cambiato tutto. E invece non è cambiato niente. Si può fare l’amore dopo tre minuti come se vi foste lasciati la sera prima. E poi lo strazio quando si va via. Perché quelle poche ore volano…non siamo stati mai insieme un giorno intero, sempre di corsa. L’ultima volta abbiamo pranzato insieme, ogni tanto gli toccavo la mano perché mi sembrava un sogno averlo lì accanto a me. (Divago lo so...)

Ho messo da parte tutto…famiglia, figli, amici. Per tutto questo tempo è stato il centro della mia vita. Tante volte abbiamo chiuso, abbiamo litigato, abbiamo detto che era finita.

Ho sbattuto porte dietro di me convinta che fossero sbarrate per sempre e invece trovavo ogni volta una porticina più piccola da cui passare.

Adesso ho davanti la cruna di un ago.

Magari strisciando, strappandomi via brandelli di carne e gettandoli dall’altra parte a poco a poco forse potrei passare ancora una volta. Ma come faccio? Sta rimanendo sempre meno di me.

Domenica sera abbiamo parlato fino quasi alle tre del mattino, ci siamo guardati negli occhi ed era tanto che non succedeva. Dovevamo rivederci ieri sera.

Era una bolla di sapone sapete?

L’ho toccata con la mano, è stata lì per qualche istante e poi…pufffffff!

Poi ha cambiato idea. Capita.

Ho provato a convincerlo, non ha risposto nemmeno ai miei sms. E’ il suo modo per farmi meno male, lo so.

Ma non serve a niente perché sto male lo stesso.

Vabbè…mi sono sfogata. (Mi sono sfogata?)

Fedeli lettori del blog, abbiate pazienza…non capiterà più.

Ma per una volta concedetemi questo lagnosissimo post sui miei travagliati problemi di cuore.

La filosofia non è capace di risolverli.